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La collaborazione nel cuore della missione

Congregazione Generale 35 - Decreto 6

La collaborazione nel cuore della missione

1. Incoraggiare il dinamismo iniziato con la 34ª Congregazione Generale

1. Quando Gesù vuole istruire i suoi discepoli sulla potenza della Parola di Dio, che ogni ministero della Compagnia annuncia, incomincia dicendo: «Ascoltate. Ecco il seminatore uscì a seminare». Spiega come alcuni semi cadono tra le pietre, alcuni tra le spine, altri sul terreno fertile dove producono un ricco raccolto. Nel discorso ai membri della 35ª Congregazione Generale,Papa Benedetto XVI ha sottolineato l’importanza della missione in cui siamo tutti impegnati: «Far conoscere il vero volto del Signore a tanti a cui oggi rimane nascosto o irriconoscibile». Ci ha detto che la Chiesa ha bisogno della Compagnia e conta su di essa per «raggiungere quei luoghi fisici e spirituali dove altri non arrivano o hanno difficoltà ad arrivare».

2. Come uomini inviati dal Vicario di Cristo, siamo condotti sempre più a offrire i nostri doni e a condividere con altri la Buona Notizia del Regno. Seguendo l’ispirazione del Concilio Vaticano II, la Compagnia di Gesù è stata trasformata da un profondo movimento dello Spirito. La 34ª Congregazione Generale lo ha riconosciuto e ha approvato il decreto «Cooperazione con i laici nella missione», che conferma e incoraggia la collaborazione apostolica, invitando i gesuiti a cooperare con altri nei loro progetti e nei nostri. La 35ª Congregazione Generale, in una revisione della nostra vita e del nostro servizio alla Chiesa, prende atto del fatto che i semi che abbiamo gettato sotto l’ispirazione della 34ª Congregazione Generale stanno portando un frutto del trenta, del sessanta e anche del cento per unoe rinnova il nostro impegno alla collaborazione apostolica e a una condivisione profonda dell’impegno per la vita della Chiesa e la trasformazione del mondo.

3. Siamo umilmente grati ai molti che – ispirati come noi dalla vocazione di Ignazio e dalla tradizione della Compagnia – hanno scelto di lavorare con noi e di condividere il nostro senso della missione e la nostra passione per andare incontro agli uomini e alle donne del nostro mondo frantumato ma degno di essere amato. Ci sentiamo arricchiti da persone tanto della nostra stessa fede quanto di altre tradizioni religiose, da quegli uomini e quelle donne di buona volontà di ogni nazione e cultura, con i quali lottiamo per un mondo più giusto. Ricco è il raccolto. In molti Paesi, opere importanti della Compagnia dipendono ampiamente dalla collaborazione generosa, leale e competente di persone di diverse convinzioni religiose e culturali. Come il Santo Padre ha confermato il nostro ministero e la nostra missione dicendoci che la Chiesa ha bisogno di noi, così a nostra volta dobbiamo rivolgerci ai nostri collaboratori nella missione e dire, con gratitudine e affetto, che la chiamata che abbiamo ricevuto è una chiamata condivisa da tutti noi insieme.

2. Sfide e risposte a partire dalla 34ª Congregazione Generale

4. Dal tempo della 34ª Congregazione Generale a oggi abbiamo imparato molto. In alcune regioni lo sviluppo della collaborazione è stato limitato, perché la partecipazione dei laici alle attività della Chiesa locale è minima. In altre zone, dove i cristiani sono minoranza, la sfida sta nel far conoscere il carisma ignaziano a persone le cui esperienze spirituali sono spesso molto diverse. Inoltre, in luoghi dominati dalla cultura di massa, la seduzione dell’individualismo e del consumismo esasperati ha generato resistenza alla profonda chiamata alla comunità e al servizio propria della nostra missione. Ancora, la nostra stessa incertezza, frutto dei cambiamenti dei nostri ministeri in un’epoca che richiede crescente collaborazione, ci ha condotti ad esitare e persino a resistere nel dare piena risposta all’invito della 34ª Congregazione Generale.

5.Allo stesso tempo, lo spirito riconosciuto e incoraggiato dalla 34ª Congregazione Generale non è rimasto inattivo, e ad ogni sfida ha risposto con sempre maggiore creatività e zelo. In tutto il mondo si sono sviluppati numerosi programmi di formazione ignaziana, adattati ai diversi contesti religiosi e culturali. La grazia originaria degli Esercizi Spirituali è disponibile a una cerchia più ampia e fornisce un linguaggio e un’esperienza comuni nei quali si radica e trova ispirazione la collaborazione nella missione. Un numero crescente di opere della Compagnia è diretto da laici impegnati, da altri religiosi o dal clero diocesano. I membri della Compagnia – Padri e Fratelli, formati e in formazione – hanno una maggiore consapevolezza che la responsabilità della missione e del ministero della Compagnia è condivisa con altri. Inoltre, la Compagnia è stata arricchita dal nostro incontro con diverse comunità di dialogo e cooperazione. Laici e religiosi, donne e uomini, autoctoni e persone provenienti da altre esperienze religiose e spirituali: tutti costoro ci hanno trasformati e hanno alimentato in noi un maggiore senso di quel Dio in cui «viviamo, ci muoviamo ed esistiamo ». La grazia di questi anni si riflette in una collaborazione apostolica più estesa e profonda, che mette tutti quanti – gesuiti e altri – con il Figlio.

6. I semi della missione gettati dalla nostra collaborazione hanno davvero dato molto frutto, perché il carisma ignaziano è al servizio non solamente della Compagnia ma di tutta la Chiesa. Siamo consapevoli di come questo carisma ignaziano contribuisca a formare un laicato apostolico – uno sviluppo voluto dal Vaticano II e identificato dalla 34ª Congregazione Generale come «una grazia per i nostri giorni e una speranza per il futuro».

3. Orientamenti per sviluppare la collaborazione

7. Se la 34ª Congregazione Generale aveva riconosciuto il movimento dello Spirito e ci aveva aperto nuove strade per svolgere la nostra missione attraverso una più profonda collaborazione con i laici, questa Congregazione riconosce la maggiore varietà della comunità di persone con cui siamo chiamati a condividere la missione. I semi gettati dalla grazia stanno crescendo in molti modi e in molti terreni; noi vogliamo sostenerne la crescita e allo stesso tempo indicare altre vie attraverso cui quella crescita potrebbe venire favorita.

8. In questo decreto desideriamo specialmente riflettere sul modo in cui la collaborazione nella missione ci chiama a un ulteriore rinnovamento dei nostri ministeri, non privo di sfide.Tale rinnovamento esige che ci poniamo le seguenti domande: a) In che cosa consiste lo specifico di un’opera della Compagnia e come può essere salvaguardato quando ne è guida un non gesuita? b) Quali sono gli elementi di formazione necessari ai gesuiti e agli altri collaboratori per assicurare la crescita nello spirito e nella pratica della nostra missione? c) Quali legami possono adeguatamente unirci come collaboratori che insieme cercano di servire con sentimenti sempre più intensi la missione affidata alla Compagnia?

4. In che cosa consiste lo specifico di un’opera della Compagnia e come salvaguardarlo?

9. Il cuore di un’opera ignaziana sono gli Esercizi Spirituali. Infatti, un’opera può essere detta «ignaziana» quando manifesta il carisma ignaziano, cioè quando in- tenzionalmente cerca Dio in tutte le cose, quando pratica il discernimento ignaziano, quando affronta il mondo con un’attenta analisi del contesto, in dialogo con l’esperienza, valutata attraverso la riflessione, mirante all’azione e sempre aperta alla valutazione. Per quanto riguarda l’identità ignaziana, una tale opera non dipende necessariamente dalla Compagnia di Gesù, anche se può esservi affiliata attraverso reti o altre strutture.

10. Un’opera ignaziana può essere detta gesuitica quando ha una relazione chiara e definita con la Compagnia di Gesù e quando la sua missione è in sintonia con quella della Compagnia nell’impegno per una fede che fa la giustizia attraverso il dialogo interreligioso e un approccio creativo alla cultura. In tale contesto, la missione dell’opera – che sia amministrata da un gesuita o da un altro che condivide questo impegno – sarà sottoposta in ultima istanza all’autorità del Generale della Compagnia attraverso i vari livelli di autorità.

11. La direzione di un’opera gesuitica si fonda sull’impegno per la missione e può essere esercitata da gesuiti o da altri.Tali dirigenti devono essere impegnati per la missione della Compagnia nel modo in cui essa si realizza in quella particolare opera, ancorché possano appartenere a tradizioni religiose o spirituali diverse dalla nostra. La chiarezza sulla missione di ciascuna opera apostolica e sui rispettivi ruoli di tutti coloro che vi sono coinvolti evita fraintendimenti, promuove un maggiore senso di responsabilità e favorisce il lavoro in équipe.Tutti quelli che occupano posizioni di leadership devono comprendere e assumere queste diverse responsabilità, in modo da essere maggiormente in grado di partecipare ai processi di discernimento e di decisione su quanto concerne la missione.

12. Nello svolgersi della relazione tra la Compagnia e un’opera gesuitica, è di vitale importanza che i Superiori Maggiori si impegnino a sostenere coloro a cui l’opera è affidata, gesuiti o altri. Un dialogo frequente, portato avanti in spirito di fiducia e di rispetto per un’adeguata sussidiarietà, favorirà il discernimento, l’assunzione di responsabilità e un più chiaro senso della collaborazione nella missione. Inoltre, il Provinciale o chi per lui ha il compito di comunicare a questi dirigenti informazioni fondamentali e direttive della Compagnia universale, e così incoraggiare una visione più ampia della missione e una migliore comprensione delle priorità e dei criteri apostolici.

13. Il Superiore locale e i gesuiti del luogo a loro volta si impegnino per favorire la necessaria connessione tra le attività apostoliche e la Compagnia.Tutti i gesuiti, ma in modo particolare quelli assegnati a un’opera, possono aiutare a promuovere uno spirito di discernimento e collaborazione attraverso il loro esempio e la loro disponibi- lità a condividere la vita con gli altri. Parimenti, le nostre comunità – in quanto centri apostolici e non mere residenze – sono chiamate a esplorare modalità attraverso cui la loro ospitalità possa promuovere la collaborazione.

14. Raccomandazioni: a. raccomandiamo al Padre Generale di rivedere le Direttive per le relazioni tra il Superiore e il Direttore d’opera per fornire sostegno efficace a tutti coloro che occupano posizioni di responsabilità, siano essi gesuiti o altri, e aiutare tutte le parti coinvolte a comprendere il proprio ruolo e le proprie responsabilità. Questo documento dovrebbe riconoscere la molteplicità dei contesti e fornire parametri che favoriscano l’unità lasciando spazio all’opportuna diversità; b. raccomandiamo ai Superiori Maggiori (e alle Conferenze, dove opportuno) di sviluppare direttive provinciali o regionali per il riconoscimento e il patrocinio di opere gesuitiche; c. raccomandiamo ai Superiori Maggiori (e alle Conferenze, dove opportuno) di sviluppare strumenti per valutare l’efficacia delle attività apostoliche della Compagnia nel compiere la propria missione; d. raccomandiamo alle comunità della Compagnia di esplorare modi in cui offrire ospitalità e appoggio per sviluppare la collaborazione nella missione.

5. Quali sono gli elementi della formazione alla collaborazione nella missione?

15. La collaborazione nella missione ha reso ai nostri apostolati e alla Compagnia di Gesù abbondanti benedizioni. Essere in missione insieme ai nostri collaboratori apostolici ci sprona a vivere la nostra vocazione religiosa di gesuiti in modo più pieno e autentico. In definitiva, noi portiamo all’interno di tali relazioni la nostra identità di uomini consacrati con i voti religiosi nello spirito delle Costituzioni, uomini uniti dall’esperienza degli Esercizi Spirituali lungo «una via per arrivare» a Dio. In collaborazione con altri, attraverso un dialogo rispettoso e una riflessione condivisa, nella fatica fatta insieme a coloro che portano avanti un impegno simile al nostro camminando per strade differenti, arriviamo a conoscere meglio il nostro cammino e a percorrerlo con rinnovato zelo e nuove intuizioni.

16. Sin dalle prime fasi della formazione e poi lungo il corso di tutta la nostra vita di gesuiti, la formazione alla collaborazione deve essere esperienziale, cosicché essa non solo illumini la nostra comprensione dell’attività apostolica, ma modelli la nostra identità di uomini per gli altri che sono anche uomini con gli altri. Il ruolo vitale che la collaborazione riveste all’interno del nostro modo di procedere ha implicazioni a livello del contenuto e dei metodi della formazione, come pure del compito dei formatori.

17.Allo stesso modo, l’importanza della collaborazione nella missione significa che tutti i gesuiti, in quanto uomini in missione, devono essere anche uomini di collaborazione. All’interno delle Province e attraverso le Conferenze devono essere incoraggiati e sostenuti percorsi di formazione permanente in questo ambito. Quando vengono svolti insieme ai nostri collaboratori, i programmi di crescita professionale e di arricchimento spirituale ci possono aiutare ad approfondire la nostra sensibilità per una visione comune e la nostra unità nella missione.

18.Tuttavia, la formazione dei gesuiti alla collaborazione si deve accompagnare a una parallela formazione di coloro con cui portiamo avanti il nostro ministero, cosicché essi possano approfondire la loro comprensione della missione che condividono con noi. Programmi differenziati, che rispettino e valorizzino il patrimonio di saggezza e l’esperienza dei partecipanti, consentiranno una personale appropriazione della missione della Compagnia. Nel rispetto dei diversi livelli di coinvolgimento e di conoscenza, questi programmi inviteranno ciascuno – che sia dipendente o volontario, novello o veterano, cristiano o appartenente ad altra confessione, o anche non credente – a una maggiore consapevolezza del proprio posto nella missione ignaziana e gesuitica.

19. Tale formazione dovrebbe fornire competenze professionali, sviluppare una particolare comprensione della spiritualità ignaziana a proposito della missione e offrire opportunità di crescita nella vita interiore. La Parte VII delle Costituzioni, le Norme Complementari e l’Autobiografia di Ignazio offrono importanti intuizioni, anche se gli Esercizi Spirituali restano al primo posto.

20. Un ultimo aspetto della formazione alla missione è costituito da programmi di preparazione e sostegno per collaboratori in posizioni di leadership.Tutti costoro hanno una relazione speciale con la Compagnia di Gesù. Dal momento che il loro esigente lavoro è di grande importanza per la missione della Compagnia, essi necessitano di sostegno e cura continui, da parte della Compagnia e vicendevolmente. Inoltre, devono ricevere adeguata formazione nelle dimensioni proprie del nostro modo di procedere, specialmente nell’integrazione del discernimento apostolico nei processi decisionali.

21. Raccomandazioni: a. raccomandiamo alle Conferenze e Assistenze di esaminare i programmi di formazione in modo da assicurare che tutti i gesuiti in formazione abbiano appropriate esperienze di collaborazione nell’attività apostolica; b. raccomandiamo ai Superiori Maggiori (e alle Conferenze, dove opportuno) di assicurare lo svi- luppo di opportunità e strutture per la formazione permanente dei gesuiti alla collaborazione nell’attività apostolica; c. raccomandiamo ai Superiori Maggiori (e alle Conferenze, dove opportuno) di assicurare lo sviluppo di opportunità e strutture per la formazione di coloro che collaborano nella missione della Compagnia; d. raccomandiamo ai Superiori Maggiori (e alle Conferenze, dove opportuno) di assicurare lo sviluppo di opportunità e strutture per la adeguata formazione di coloro che occupano posizioni di leadership nelle opere della Compagnia.

6. Quali legami possono rendere più fruttuoso il nostro lavoro?

22. Man mano che i mezzi di comunicazione si sviluppano, la Compagnia lavora con maggiore efficacia come corpo internazionale e cerca sinergie per il servizio della propria missione universale. I gesuiti sono spesso impegnati, al di là dei confini delle Province, in reti nazionali o internazionali e in collaborazione con una grande varietà di persone, compresi altri gesuiti.Alcune di queste reti internazionali, come il JRS ( Jesuit Refugee Service), Fe y Alegría e l’AJAN (African Jesuit AIDS Network), sono opere della Compagnia.Altre costituiscono progetti in collaborazione. In ciascuna di esse, tuttavia, il bene fatto è moltiplicato dalla partecipazione della Compagnia in collaborazione con tutte le parti coinvolte, unite nella missione comune.

23. La 34ª Congregazione Generale aveva invitato la Compagnia a sviluppare una «rete apostolica ignaziana»tra persone e associazioni che condividono un impegno ignaziano a servire la Chiesa. Nei luoghi dove la Compagnia ha risposto con zelo a questo invito, la cooperazione sta crescendo attraverso programmi di formazione così come nel discernimento, nella progettazione e nell’esecuzione di progetti comuni.Tali reti permettono a uomini e donne uniti dalle medesime preoccupazioni di condividere le loro esperienze e di trarre profitto dalla loro competenza. In questo modo mettono a frutto le possibilità sempre crescenti del lavoro in rete. Inoltre la tradizione ignaziana, quando viene espressa da una pluralità di voci – uomini e donne, religiosi e laici, movimenti e istituzioni, comunità e individui – diviene più accogliente e più vigorosa, capace di arricchire la Chiesa intera.

24. La Compagnia desidera forti relazioni nella missione con il maggior numero possibile di collaboratori nella vigna del Signore. Coloro che chiedono di legarsi con un vincolo più stretto alla missione della Compa- gnia, normalmente giungono a questo desiderio attraverso l’esperienza degli Esercizi Sprituali.

25.Tra le diverse forme di collaborazione, la 34ª Congregazione Generale aveva considerato uno specifico «vincolo personale più stretto» tra singoli e la Compagnia, in virtù del quale un laico potesse essere inviato in missione da un Provinciale. Questa relazione implica un impegno reciproco da parte della Compagnia e della persona. Talvolta definita «legame giuridico», questa modalità di collaborazione fu autorizzata e raccomandata dalla 34ª Congregazione Generale per un periodo sperimentale di 10 anni, soggetto a una valutazione da parte della 35ª Congregazione Generale.

26. La 35ª Congregazione Generale afferma che questo esperimento voleva essere spirituale e orientato alla missione, piuttosto che legale o canonico. Nei 13 anni trascorsi l’esperienza di questa specifica forma di «vincolo personale più stretto» non si è diffusa in tutta la Compagnia, né vi è stata una grande domanda di essa. Alcune persone si sono dedicate alla nostra comune missione in questo modo, e vi hanno molto contribuito.Tuttavia oc- casionalmente si sono creati malintesi rispetto alle reciproche aspettative, e i collaboratori legati a noi ma senza tale relazione si sono domandati se il loro modo di collaborare fosse in qualche modo valutato meno del «vincolo personale più stretto».

27. La 35ª Congregazione Generale riconosce con sincera gratitudine il contributo offerto alla Compagnia di Gesù e alla sua missione da queste esperienze.Tuttavia, dopo attenta revisione, la Congregazione conclude che è preferibile non promuovere più quel tipo speciale di vincolo spirituale che la 34ª Congregazione Generale aveva delineato nel decreto 13, ai nn. 23-25. Coloro che sono già entrati in questo «vincolo personale più stretto» debbono poter continuare in esso per tutto il tempo in cui i Provinciali discernono con loro che questo è il miglior modo di proseguire nella missione. Ma l’opzione per il «vincolo personale più stretto» non sarà più disponibile per nuovi candidati. Mentre continuiamo ad accompagnare quanti desiderano collaborare alla missione della Compagnia, possiamo orientarli a vivere la loro vocazione in una delle molte forme di collaborazione con cui la Chiesa è stata benedetta, specialmente a partire da quando il Vaticano II ha così chiaramente specificato la missione dei laici nella Chiesa.Tra di esse, c’è un numero crescente di associazioni ispirate alla spiritualità ignaziana.

28. Constatiamo con gratitudine e gioia la presenza di molte associazioni autonome con cui condividiamo un legame spirituale, il cui frutto è un maggiore e più efficace servizio alla missione di Cristo nel mondo.Tra di esse, la Comunità di Vita Cristiana (CVX) ha radici molto profonde nel carisma e nella storia della Compagnia. Desideriamo continuare a sostenere la CVX nel suo cammino verso una sempre maggiore efficacia apostolica e collaborazione con la Compagnia. Ugualmente, gli altri gruppi ignaziani – tra cui le associazioni di ex-alunni, diverse organizzazioni di volontari legati alla Compagnia, l’Apostolato della Preghiera, il Movimento Eucaristico Giovanile e molti altri ancora – meritano il nostro continuo accompagnamento spirituale come pure il nostro sostegno nel loro servizio apostolico.

29. Raccomandazioni: a. raccomandiamo al governo della Compagnia a tutti i livelli di esplorare i possibili mezzi per sviluppare un più efficace lavoro in rete tra tutte le opere apostoliche associate con la Compagnia di Gesù; b. raccomandiamo al governo della Compagnia a tutti i livelli di esplorare, insieme ad altre comunità di ispirazione ignaziana – religiose e laiche – modalità per promuovere e sostenere una «famiglia ignaziana» o «comunità ignaziana» che abbia una visione comune del servizio, promuova reti di mutuo sostegno e favorisca nuove e più strette forme di collaborazione a livello locale, regionale e internazionale; c. raccomandiamo ai Superiori, specialmente ai Superiori Maggiori, di cercare modalità per sostenere e accompagnare la CVX e le altre associazioni autonome di ispirazione ignaziana a livello locale, regionale e nazionale.

7. Conclusione

30. Nel suo tempo, Ignazio diede rifugio ai senza tetto di Roma, si curò delle prostitute e istituì case per gli orfani. Egli cercò collaboratori e insieme a loro creò organizzazioni e reti per dare continuità a quelle forme di servizio e a molte altre. Oggi, per rispondere alle pressanti necessità del nostro mondo complesso e fragile, c’è bisogno certamente di molte mani. La collaborazione nella missione è il modo attraverso cui rispondiamo a questa situazione: essa esprime la nostra vera identità di membri della Chiesa, la complementarità delle nostre diverse vocazioni alla santità, la nostra mutua responsabilità per la missione di Cristo, il nostro desiderio di unirci alle persone di buona volontà a servizio all’umana famiglia, e la venuta del Regno di Dio. La collaborazione nella missione è una grazia che ci è data in questo momento, coerente con il nostro modo di procedere.

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