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Gesuiti
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Storie di vocazione

Davide Saporiti SJ

C’era una volta un Re…

Da adolescente conoscevo i gesuiti per sentito dire. Poi l’incontro con Martini e Fumagalli. La testimonianza della Comunità di Villapizzone, chiave nel discernimento

Davide Saporiti SJ, gesuita

Fin da bambino mi ha sempre affascinato la figura del Cristo crocifisso con la corona regale e la tunica bianca del risorto. Durante i primi anni dell’università, mi sono seriamente interessato allo stile di vita dei membri dell’Istituto Secolare “Cristo Re”, fondato da Giuseppe Lazzati, prima di approdare alla Compagnia.

Quei gesuiti per sentito dire

Ho vissuto fino a 28 anni, età in cui sono entrato in Noviziato, a Cassano Magnago, cittadina vicina a Gallarate.. Vengo da una famiglia cattolico-praticante e ho sempre frequentato la parrocchia del mio quartiere. Da ragazzo e da adolescente conoscevo la Compagnia per la fama dell’Aloisianum di Gallarate e tramite le frasi fatte dei miei concittadini più anziani: “I gesuiti sono quelli che studiano…”, “I gesuiti non li ‘freghi’ mai (in una disputa)…”, “I gesuiti hanno la devozione al Sacro Cuore”… e altri “apoftegmi” simili, che nel mio dialetto sono molto più coloriti. A dire il vero, sentivo parlare dei gesuiti anche da mio papà che, per un periodo, ha scritto su alcune riviste collaborando con gesuiti impegnati nel mondo della cultura e della comunicazione. Di fatto, però, non avevo una conoscenza diretta della Compagnia.

Martini e Fumagalli

Il primo gesuita che ha avuto veramente importanza nella mia vita è stato il card. Martini: la sua pastorale attenta a favorire l’avvicinamento alla Parola di Dio, alla “Lectio” e al discernimento, mi ha dato gli strumenti per una seria crescita nella fede e per affrontare il discorso vocazionale. Poi ancora l’eclettico p. Mosè Fumagalli, “apostolo” dell’Istituto Tecnico Industriale di Gallarate, che ho avuto come professore di religione. Ogni aggettivo per descriverlo non renderebbe l’idea e chi l’ha conosciuto può confermare. Nonostante la stima e il buon rapporto che avevo con lui, subito dopo il diploma non ho mantenuto i contatti. Ho proseguito la vita in parrocchia, con l’Azione cattolica e con le attività diocesane, mentre frequentavo la facoltà di Biologia all’Università di Milano.

Il “problema” vocazionale

La questione della vocazione mi si è presentata in maniera dirompente dopo un corso di Esercizi Spirituali che ho fatto  vicino ad Erba, Como. Il tema era proposto, in tale occasione, da un gruppo di laici consacrati. Di loro ricordo che l’impegno nel dare Esercizi e ritiri non era finalizzato a procacciare vocazioni per il loro Istituto, ma al contrario, era un modo per porsi al servizio della diocesi e per aiutare i giovani nel discernimento. Grazie a questa esperienza ho iniziato a vedere la vita consacrata, e in particolare la vita da laico consacrato, come possibile scelta. Nei mesi successivi ho dovuto vincere molte paure, resistenze, sensi di inadeguatezza, che mi trattenevano dall’affrontare veramente un più serio discernimento. Quando, però, la gioia di pensare alla consacrazione ha superato la paura, contemporaneamente ho sentito che l’interesse per la laicità consacrata diminuiva e cresceva quello per la vita religiosa. 

L’incontro con la comunità di Villapizzone

Chi poteva aiutarmi a far chiarezza? Sono tornato da P. Mosè e, tramite lui, ho conosciuto la comunità di Villapizzone. Dopo la laurea ho svolto lì il servizio civile e ne ho approfittato per fare il Mese di Esercizi ignaziani nella vita ordinaria. La conferma alla Compagnia non è venuta solo “in positivo” dalla preghiera, dallo stile di vita dei gesuiti con cui ero in contatto e dalla spiritualità della Compagnia, ma anche “in negativo” dal fulgido esempio che ho ricevuto dalle famiglie di Villapizzone.Vedendo infatti nuclei familiari così aperti, così disposti a compromettersi, così socialmente e cristianamente impegnati, ho avvertito che la vocazione matrimoniale, pur essendo meravigliosa in sé e “naturalmente” attraente, non era quella in cui sentivo più consolazione.

Il cammino di formazione

Entrato in Compagnia, ho seguito il percorso comune: Noviziato a Genova, Filosofia a Padova e Teologia a Napoli. Per il Magistero sono stato destinato a Sant’Agata Li Battiati (CT). L’esperienza è stata molto formativa non solo per la possibilità di vivere in Sicilia – la cui cultura mi ha sempre affascinato – oltre ad aver letto Pirandello, Sciascia e Capuana, da bambino non perdevo un film di Franco e Ciccio e ho visto almeno tre volte lo sceneggiato “La Baronessa di Carini” – ma, soprattutto per la varietà del lavoro che ho potuto sperimentare: pastorale giovanile nella nostra parrocchia dei Martiri Inglesi, e in misura minore, collaborazione al Centro Astalli di Catania e qualche esperienza nel dare Esercizi Spirituali a giovani. In tutte queste tappe ci sono stati confratelli che mi hanno aiutato e sostenuto concretamente.

Le gioie e i drammi delle persone

Conclusi gli studi specialistici in teologia a Madrid e ricevuta l’Ordinazione sacerdotale  sono stato inviato per tre anni – come viceparroco – in una nostra parrocchia del centro di Catania. Il ritorno da sacerdote mi ha permesso di fare molta esperienza; oltre alla gioia e responsabilità di comprendere e conoscere più a fondo le gioie e i drammi delle persone, ho trovato molto importante l’incontro con la devozione popolare.

Tra cercerati e campesinos

Il Terz’Anno di probazione – tappa di conclusiva di formazione, preparatoria agli Ultimi Voti – l’ho vissuto in Messico con un gruppo di confratelli di tutto il mondo. Le esperienze più toccanti sono state il mese passato su un’isola carceraria, raggiunta a bordo di una nave della marina militare, e il mese passato girando per villaggi di “campesinos” appartenenti ad una parrocchia gestita dai gesuiti. Sebbene la povertà sociologica e culturale possa portare anche a comportamenti meschini e utilitaristici, è ancor più vero che i poveri insegnano la fiducia nella provvidenza, sono più aperti al vangelo, sono sinceri nell’accoglienza e nella condivisione di ciò che hanno.

A servizio della Parola

Da alcuni anni, infine, opero principalmente in una casa bolognese che propone Esercizi spirituali. In questo ministero, mi riempie di gioia constatare la sete di Dio nelle persone, vedere come la Parola di Dio – pregata con impegno e serietà – porti molte luci sulla propria vita, guarisca molte ferite, faccia fare esperienza di salvezza e dunque porti a seguire il Signore in modo più radicale e sincero.

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