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Storie di vocazione

Flavio E. Bottaro SJ

Quando la scienza non basta

Basta un innamoramento non corrisposto per non far tornare i risultati delle “mie” equazioni. È crisi esistenziale, che inevitabilmente investe ogni fronte della mia vita.

Flavio Emanuele Bottaro SJ, gesuita

Sono nato a Milano il 23 dicembre del 1971, da una famiglia di origine veneta. Figlio unico. I miei genitori mi hanno trasmesso sensibilità per le cose belle, dedizione al lavoro e la tipica voglia di riscatto degli immigrati. Mi hanno educato alla fede innanzitutto con il loro esempio. Una fede affettiva, semplice e non esterna alla vita quotidiana, rinvigorita nella messa domenicale, vissuta come evento di famiglia.

Tre le tappe fondamentali della mia vita che ruotano attorno a tre luoghi per me significativi: il Politecnico di Milano, il Seminario e la Compagnia

Gli studi e la passione per le equazioni

Il Politecnico di Milano è innanzitutto il luogo simbolico che condensa la mia infanzia e la mia adolescenza, perché sin da piccolo avevo in mente di fare l’ingegnere. I miei giochi preferiti? Il Lego e smontare e rimontare gli altri giocattoli, per vedere come funzionavano (e soprattutto se funzionavano ancora dopo averli rimontati…). Poi le fiabe e le favole. Adoro sognare ad occhi aperti! Così ho imparato a far volare alto il mio desiderio. Ed in seconda media il mio primo computer: il “VIC20”. Nasce una passione…

Per la scelta della scuola superiore nessun discernimento particolare: liceo scientifico, in un collegio arcivescovile, in continuità con le medie e con le elementari. Negli anni 70 e 80, quello della scuola cattolica privata è un mito a cui i miei genitori sono particolarmente sensibili. E poi Ingegneria Informatica, indirizzo “automazione industriale e controllo di processo”, terminata con una tesi specialistica in robotica automatica. Anni meravigliosi, dove progressivamente scopro il gusto per lo studio. Sono affascinato da come le equazioni riescono a descrivere, con un buon grado di approssimazione, i fenomeni del mondo che ci circonda. Risolvere un sistema di equazione è come toccare per un momento il pensiero di Dio! Lo diceva anche Galileo… Che emozione!

Un risultato non torna

Basta però un innamoramento non corrisposto per non far tornare i risultati delle “mie” equazioni. È crisi esistenziale, che inevitabilmente investe ogni fronte della mia vita. Mi accorgo che la verità di cui ho sete non è in quello che sto studiando. Che dolore! E una domenica, il vangelo mi parla della “vita eterna”. È quello che sto cercando. È la buona notizia per me. Chiedo appuntamento con il vicario parrocchiale del mio paese e gli riverso addosso tutto il mio disagio. E lui? Semplicemente mi sta ad ascoltare. Mi sento voluto bene. E penso: come sarebbe bello se anch’io… Ma no, non scherziamo, io devo fare l’ingegnere. Frequentando la “Scuola della Parola”, un’iniziativa diocesana promossa dal Cardinal Martini scopro che la Parola di Dio parla della mia vita con chiarezza disarmante. E ancora penso: come sarebbe bello potermi dedicare a quella Parola che mi dà la vita. 

Quella Parola che parla

È tempo di discernimento esplicito: terminata la laurea, dopo un breve tempo lavorativo, parto per il servizio civile in un paesino dell’entroterra ligure. Lontano dalla famiglia, lontano dal lavoro, lontano dalla parrocchia e dagli amici. Dieci mesi stupendi, in mezzo a gente semplice che mi vuole bene, con la quale instauro un rapporto di amicizia profonda che perdura. È l’assaggio del paradiso. Ma sì, ne vale la pena: voglio dare ascolto a questo desiderio così radicato nel fondo del cuore.

Sfidando la disperazione dei miei, entro in seminario. La filosofia e la teologia, avvicinate con metodo scientifico rigoroso mi danno soddisfazione e sembrano finalmente abbozzare qualche risposta alle mie domande. In fondo, “fare” il prete mi sembra facile: basta costruirsi un sistema teologico inattaccabile, capace di dare risposta a qualsiasi domanda. E investo molto in questa direzione. Finché non mi capita di incontrare giovani miei coetanei che di fronte alle mie valide argomentazioni mi danno anche ragione, ma non si convertono. 

Sistemi teologici che non convertono. Il desiderio della Compagnia

È crisi un’altra volta. Come è possibile che ascoltando un’esposizione teologica ben articolata la gente non si converta? Beh, in effetti non è stato così neppure per me. Entro in dialogo schietto e serrato con i miei compagni seminaristi e comincia a emergere una mia sensibilità diversa nel pensarmi prete.

Chiedo di conoscere la Compagnia. All’inizio mi affascina l’idea di questi sacerdoti tutti di un pezzo, istruiti e che sanno il fatto loro. È proprio quello che ci vuole per la Chiesa di oggi! Partecipo così a un campo estivo di Selva e lì conosco il caro Filippo che invece mi disarma con la sua umanità. Esclamo: questo sì che è un uomo di Dio! Mi rendo conto della mia piccolezza, ma scopro anche la mia intenzionalità di maturare, di crescere. Ritrovo nel fondo del mio cuore quel desiderio originario che mi ha portato fino a lì: essere per gli altri quello che a sua volta altri sono stati per me. D’accordo con il rettore del seminario da una parte e con i gesuiti dall’altra, decido di terminare l’iter teologico del primo ciclo, frequentando l’ultimo anno in seminario, pur sapendo che non sarei diventato presbitero della diocesi ambrosiana. Un anno di grazia. Gusto la teologia, l’amicizia dei miei compagni e soprattutto cresco nel desiderio di entrare in Compagnia.

Dal noviziato alla missione

Nel novembre 2003 approdo al noviziato di Genova dopo di che vengo mandato in magistero a Roma per impostare l’ufficio di promozione vocazionale in collaborazione con p. Paolo Bizzeti. Mi appassiono subito a quest’ambito di apostolato nel quale ritrovo l’originario della mia vocazione: l’esperienza di ascolto e il continuo stupore davanti al Signore che le inventa tutte per farsi riconoscere nella quotidianità. 

Sono poi stato chiamato a lavorare come responsabile dell’Ufficio Comunicazione della Provincia d’Italia e successivamente mi sono trasferito a Bologna per dare Esercizi Spirituali e corsi di formazione al discernimento personale e comune, coltivando il mio interesse per la spiritualità ignaziana e la psicologia transpersonale.

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